Business Intelligence: perché raccontare i dati?

La capacità di influenzare il processo decisionale è sempre stato oggetto di ricerca e il mondo business, da qualche anno a questa parte, ne ha colto l’opportunità e i lati positivi per utilizzarli come sistema di accelerazione proprio nelle fasi decisionali. Spesso questa capacità passa dalla narrazione.

La capacità di influenzare il processo decisionale è sempre stato oggetto di ricerca e il mondo business, da qualche anno a questa parte, ne ha colto l’opportunità e i lati positivi per utilizzarli come sistema di accelerazione proprio nelle fasi decisionali. Spesso questa capacità passa dalla narrazione.

La narrazione delle storie infatti ha un forte radicamento nella cultura dell’uomo ed è stata il canale che ha permesso di condividere e trasmettere il sapere attraverso le generazioni. Saper raccontare è una dote importante e la bravura di chi lo fa consiste nell’essere coinvolgente. Maggiore è il livello di coinvolgimento, migliore è l’impronta del ricordo lasciato e più ampia sarà la sfera di influenza.

Avere un filone narrativo contribuisce a rendere chiari i contenuti e a coinvolgere gli interlocutori. Ma non basta.

In media le persone leggono solo il 28% dei contenuti di una pagina. Questo vuol dire solo una cosa: chi pubblica articoli dovrebbe comprimere tutto il suo messaggio in 2 o 3 frasi al massimo.

Ecco perché i content marketer iniziano il processo di scrittura con la ricerca di informazioni, raccogliendo i dati che possano supportare il contenuto e quindi percentuali di soddisfazione, valutazioni di prodotto, testimonianze e valutazioni per poi trasformarle in fatti che possano avvalorare il messaggio e veicolare conversioni.

Servono quindi elementi – possibilmente visivi e facilmente comprensibili – che possano avvalorare le storie.L’essere umano è più facilmente interessato da tutto ciò che sollecita la vista e costruire i messaggi in chiave grafica rende più semplice la comprensione, la condivisione dei contenuti o addirittura l’acquisto di un prodotto.

Al contrario, narrare una storia da aggiungere ad un set di dati potrebbe apparire un’attività superflua. Esistono però degli scenari in cui è molto importante andare oltre ai fatti oggettivi presentati nelle analisi perché c’è l’errata assunzione che le decisioni siano prese in modo razionale. Ma non è sempre così.

Data visualization

Amiamo i dati rappresentati visivamente

Il visual content ci raggiunge e coinvolge ogni giorno. Questa modalità di lettura dei dati è diventata indispensabile perché ci aiuta gestire il volume di informazioni, che è quintuplicato negli ultimi 20 anni. La semplice lettura di testo nero su bianco diventa impossibile e il colore/disegno ci rende più facile leggere i contenuti, soprattutto perché più della metà della nostra mente è strutturata per processare immagini.

E ci piacciono ancora di più le storie

Le storie sanno intrattenerci e ingaggiarci su scelte specifiche. Se costruite nel modo corretto, possono essere raccontate attraverso la business intelligence e diventare una narrazione di impresa. Sanno infatti coinvolgere le persone presentando una situazione o un problema (quello che noi vogliamo indirizzare), condurle lungo un percorso fino ad una conclusione che ha un invito all’azione.

In sintesi, le persone sono sempre più interessate a cogliere nuovi spunti e a imparare ma faticano a farlo attraverso il semplice testo; preferiscono essere coinvolte da contenuti visivi che sappiano raccontare delle storie interessanti e pertinenti. La data visualization è una strategia di contenuto efficace proprio in questo senso perché sa rendere più semplice l’apprendimento e la comprensione.

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